Luca Negro secondo ai Campionati Italiani Master di Fioretto 2012, secondo gradino del podio, dietro all’inarrivabile Elvis Gregory, medaglia d’argento. Un risultato prestigioso, che arriva forse un po’ a sorpresa, alla fine di una stagione tribolata scandita da costole incrinate, dolorosissime cervicali, mal di schiena, delusioni e risultati opachi, se si esclude il bel podio nella prova Master di Torino arrivato a metà febbraio. Un podio già sfiorato la scorsa stagione, sempre nella gara più importante dell’anno in quel di Montecatini, quando perse, contro il tenace messinese Letterio Cutugno, per una sola stoccata al minuto supplementare, proprio l’assalto che avrebbe portato in semifinale, tornando così a casa con il gusto dolce della finale ad otto raggiunta e l’amaro del podio svanito per un nonnulla. Un podio in un campionato Italiano che arriva dopo vent’anni esatti di scherma. Vent’anni, tanto entusiasmo, passione, impegno, tonnellate di sudore, centinaia di chilometri avanti e indietro in pedana, migliaia di chilometri su e giù per l’Italia, sconfitte (tante), vittorie (pochissime), soddisfazioni (pochine), umiliazioni (qualcuna anche di quelle purtroppo), belle amicizie, persone che ti hanno sorpreso, persone che ti hanno deluso anche. Vent’anni durante i quali hai maturato la convinzione che la scherma sia bellissima perché perfetta metafora della vita.
Perché quando sali in pedana sei solo, come in tutti i momenti cruciali della vita. Attorno può esserci un sacco di gente, ma, di fatto, sei solo. E poi, in realtà, non affronti l’avversario, affronti te stesso, te stesso e tutti i fantasmi che affollano la tua mente e la tua coscienza. La scherma rappresentazione teatrale della vita, come, al tempo medesimo, la vita è un lungo, estenuante, assalto di scherma, nel quale tutti si cimentano e dal quale molti ne escono sconfitti.
Una giornata speciale nella carriera di un atleta “normale” destinato a vincere poco, se non addirittura mai, a differenza dei campioni che alla fine della carriera di giornate così ne possono raccontare tante. Una giornata emozionante e che si può raccontare accompagnandola ad una ideale colonna sonora la cui title track non può essere che “One” degli U2.
Come molti racconti epici la storia inizia con un flash back: 1992 Elvis Gregory Gil vince l’argento nel fioretto a squadre e il bronzo individuale alle Olimpiadi di Barcellona. Il nostro eroe, non ancora schermidore, era in vacanza a Pollina in Sicilia e vedendo in TV Giovanna Trillini (mitica con i legamenti di un ginocchio rotti) vincere l’oro olimpico decide alla tenera età di anni 24, una volta tornato nei patri lidi, di iscriversi ad un corso di scherma, appunto, mai praticata prima.
Pauroso salto in avanti nel tempo. Dopo 20 esatti anni passati a correre sulle pedane (al ritmo di “Born to Run”, del “Boss”) il nostro schermidore, che nel frattempo ha fatto in tempo, con eleganza, a prendere mazzate alle gare in tutta Italia, tira una finale primo e secondo posto di un campionato Italiano proprio contro Elvis, il quale, nel frattempo, ha fatto in tempo a vincere 3 medaglie alle Olimpiadi e 6 ai Mondiali, più tutta una serie di altre cose che non stiamo manco ad elencare.
Il risultato pare scontato, il nostro non ha proprio nessuna chance, ma arriva a giocarsi la finalissima (per altro in ritardo da vera star) talmente felice di esserci approdato che avrebbe voglia di cantare “Sing” dei My Chemical Romance, ma deve tirare per onorare l’assalto e ce la mette pure tutta.
Ora una sceneggiatura degna di un film “buonista” prevedrebbe che, con un colpo di scena incredibile, il nostro schermidore ribaltasse tutti i pronostici e vincesse con il più quotato e pluridecorato avversario. Ma queste cose succedono solo nei film di Hollywood (ascoltatevi “Hollywood” dei Negrita) e ovviamente Elvis vince facile facile 10 a 2.
Mentre accompagniamo il nostro schermidore sul podio tanto felice da sembrare un bambino al Luna Park (canticchiando “Tunnel of Love” Dire Straits) qualcuno si chiederà come ha fatto il prode fiorettista della Marchesa ad essere arrivato sino alla finalissima, e allora per completezza di informazione rifacciamo un salto indietro (più breve) e vediamo la strada percorsa per arrivare sino a lì.
I gironi prevedevano l’accorpamento tra le categorie 0 (30+) ed 1 (40+), che poi si sarebbero divise in due tabelloni separati per le dirette. Negro ha chiuso il girone con il quarto posto nel tabellone della diretta, frutto di una sconfitta e quattro vittorie.
La sconfitta è stata patita per mano del forte Paolo Stissi (CS Torino), dopo il solito assalto combattuto tra i due che in stagione si sono incontrati parecchie volte (Negro si è tolto la soddisfazione di prevalere nel girone della prova Master dello CSEN e nel girone della Coppa Italia Regionale, mentre il più giovane e certamente più forte schermidore della società di Villa Glicini ha avuto la meglio nel girone dei Campionati Italiani Master e soprattutto nella diretta, alle 15 stoccate, della Coppa Italia Regionale). Perdere l’assalto contro l’avversario più forte del girone e per di più della categoria 0+, non era certo una tragedia (“It’s not a war just the end of love” Manic Street Preachers), ma al nostro non è andata di certo a genio. Le cose si sarebbero potute mettere peggio se i soliti pasticci combinati in pedana da Negro contro Malquori (Livorno) e Fiori (Piombino), avessero pregiudicato due possibili vittorie. In entrambi i casi in vantaggio, il fiorettista della Marchesa ha iniziato a specchiarsi nella sua scherma a tratti troppo attendista e si è fatto rimontare sino al pareggio, riuscendo poi però a chiudere vittoriosamente entrambi gli assalti, due stoccate che hanno significato la differenza tra inferno e paradiso (“Heven out of Hell” Elisa). A completare le vittorie, il successo sul simpatico e forte Gianni Rotella (Jesi), per 5 a 3, successo fortemente voluto da Negro (“Wanted Dead or Alive” Bon Jovi) per riscattare la debacle della gara di Piombino proprio contro il Rotella che aveva compromesso l’accesso tra i primi otto della competizione; ed il facile successo sul volenteroso, ma poco esperto, Pintavalle (Mangiarotti), al ritmo di “Like a Rolling Stone” del mitico Dylan.
Il tabellone era benigno perché prevedeva l’incrocio con il temibile Elvis solo in una eventuale finale, ma alla finale bisognava arrivarci sconfiggendo gli avversari che si ponevano tra Negro ed il podio, avversari che di certo non avevano intenzione alcuna di cedere il passo.
Gli ottavi hanno visto di fronte il fiorettista della Marchesa e l’arcigno Vannucci (Raggetti), già secondo nella prova di Busto Arsizio e tra gli otto finalisti del Campionato Italiano dello scorso anno. Vanucci è per indole e caratteristiche tecniche un attaccante e così Negro ha impostato l’assalto sulla difensiva portandosi subito avanti con un secco parziale di 8 a 0, fatto tutto di parate e risposte, per poi patire il rientro dell’avversario siano all’8 a 5, tanto da vedere lo spettro della clamorosa beffa, per poi riprendersi e chiudere 10 a 6 (Gimme Shelter degli Stones, nella versione dei Puddle of Mudd).
Ai quarti di finale a contendere la vittoria a Negro c’era Carlo Fiori (Piombino), già incontrato nel girone e che ha palesato, rispetto alla scorsa stagione dei miglioramenti, tecnici e tattici, veramente impressionanti. I due hanno affrontato l’assalto senza tatticismi, senza quasi pensare che si stavano giocando l’accesso al podio, e che avrebbero potuto vederlo svanire per un nonnulla (“Fader” Temper Trap), ne è uscito un assalto bello e senza respiro che ha visto prevalere il torinese per 10 a ad 8.
Ultimo atto prima della finale, l’assalto contro l’ostico mancino bresciano Albero Fausti. I due si sono affrontati in svariate occasioni e si conoscono molto bene, la rivalità è accesa, pur nella reciproca stima, e ne è ovviamente uscito in assalto combattuto (fors’anche con qualche polemica eccessiva), ma alla fine meritatamente vinto da Negro, 10 a 5 (“Beat it” nella versione dei Fall out Boy.
Era stato proprio il bresciano Fausti ad eliminare, negli ottavi di finale, il M° Paolo Cuccu, l’altro rappresentante della Marchesa in pedana nella categoria 1, sconfiggendolo per 10 a 4 al termine di un assalto caratterizzato dalle difese arcigne e non sempre limpidissime di Fausti, che non poco hanno indispettito l’avversario. Cuccu era giunto alla diretta con il numero 8 del tabellone frutto di due vittorie e tre sconfitte nel girone di qualificazione.
Nella categoria 2 (50+), 32ma piazza per un volenteroso Maurizio Denunzio sconfitto nell’assalto del tabellone per i 16 dal numero uno del tabellone medesimo, il mestrino Maurizio Galvan.
Sì, vabbé. però in finale Negro non è stato tutto ‘sto gran che; in fondo, l’avversario era abbordabile (“Si può dare di più”, Morandi, Ruggeri e Tozzi)….
scherzi a parte, complimenti all’amico Luca: sei stato grande!